Il bar LGBT

Calciatore fa coming out in Svezia, articolo della rivista online di FareItalia

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frankpalma
view post Posted on 1/5/2011, 23:13




Calciatore e gay
In Svezia si può
di Stefano Basilico


Chissà se si fosse azzardato a dirlo in Italia... Beh, lui è il primo a precisarlo, in Italia non l'avrebbe detto: anche nella laica e moderna Svezia partono i cori, ma nell'ignorante omofobia dei nostri stadi, chissà cosa si sarebbe sentito. Il calciatore Anton Hysen, classe 1990, figlio di Glenn, un passato tra Liverpool e Firenze, ha fatto coming out, dichiarando di essere omosessuale. Nulla di speciale, in Scandinavia, ma qualcosa che pur si sente raramente nel mondo del calcio: prima di lui solo il giocatore inglese Justin Fashanu dichiarò di essere gay. Fashanu ebbe la sua carriera rovinata dalla reazione di allenatori e compagni, dagli insulti dei tifosi che ne fecero calare il rendimento, dal rinnegamento del fratello e dalle accuse di gettare discredito sulla comunità nera. Questi atteggiamenti, insieme alle false accuse di stupro di un giovane americano, causarono la morte per suicidio dell'attaccante inglese. Anton, tuttavia, vive in ben altro clima. Le battute dei compagni e i cori infami contro di lui non mancano, ma sa che altrove gli potrebbe accadere di peggio: "Vivo in Svezia, un Paese ateo e liberale, una scelta del genere in una nazione cattolica come l'Italia sarebbe stata più difficile. Ai tifosi dovrebbe interessare che sono un giocatore tecnico e non velocissimo, se mi schierano in difesa o esterno di centrocampo, e non con chi vado a letto". Nel Belpaese, infatti, nessuno ha mai trovato il coraggio di fare coming out, temendo la reazione dei tifosi: dicerie vogliono che una volta Francesco Coco, ex di Inter e Milan, fu beccato in un gay bar e il fenomeno Ronaldo venne ricattato da tre trans con cui ebbe un rapporto in Brasile. Tuttavia si sussurra, girano voci da spogliatoio, ma nulla di più, dato che nessuno ha avuto il coraggio di dichiararsi gay. Del resto come sarebbe possibile nel paese degli Svastichella, delle aggressioni continue, degli insulti ad Anna Paola Concia? Un paese in cui vivere la propria vita come si vuole è un rischio, dove il giudizio altrui non rimane nell'ambito degli sguardi delle comari ma si trasforma in botte, coltellate e insulti? Se poi si pensa all'ambito calcistico, dove ogni pretesto per odiare l'avversario è buono, ci accorgiamo che è difficile che l'agente del giovane Hysen gli proponga un trasferimento in Italia, dove giocò per due stagioni suo padre con la maglia della Fiorentina, senza gran successo ma dimostrando di essere un granitico difensore. Difficile che cambino le cose, sui nostri campi, dove ancora tanto bisogna fare per spegnere i rigurgiti razzisti che ancora riecheggiano in alcune curve nonostante le numerose misure prese dalla politica e dalla Figc. Forse sono proprio loro, i giocatori più maschili, più “eterosessuali”, più rappresentativi di ogni squadra a dover fare un passo avanti, una scelta di coraggio, e iniziare una battaglia a tutela dei loro colleghi costretti a dissimulare la propria identità: Totti, Gattuso, Materazzi, Brocchi, Buffon e gli altri, tutti personaggi a dir poco virili, dovrebbero farsi portavoce di una campagna contro l'omofobia in campo, e soprattutto sugli spalti. Il calcio, che è uno dei massimi fattori di coesione nazionale, può essere uno strumento senza precedenti per far passare valori positivi, e cercare di cambiare anche il modo di pensare della gente.




sabato 30 aprile 2011
 
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